lunedì 27 luglio 2009

Era il cognome



La madre è mora, coi capelli corti, i fianchi forti da partoriente estrema.
Si è sposata con la luna piena e ulula al marito che la pancia non era in dotazione, ai tempi del dammelo-prendilo-sei tu il mio grande amore.
Si chiama Rita, come la santa che ricevette la spina della corona di Cristo. Lei ha ricevuto un pacco anonimo, con dentro il rosario di Padre Pio che si accende al buio. Paura e devozione sono delimitate da un confine tenuto su da mollette per capelli e puntine da disegno: sottovalutare il mostro, in entrambi i casi, non è mai un buon segno.
Rita ha predilezione per i paradossi temporali, che sarebbero quelle situazioni strane che capitano quando piove forte. Una volta, è persino inciampata in un portone con attaccato un uomo dalle mani rapaci. Pioveva tanto, faceva freddo, è forse questo peccato per una donna pia? Sette paternostri e due avemaria.
Il padre Nando è calvo come un ginocchio di Nela, testa grossa, grana grossa, voce grossa, pacco medio. Lavora alla Telecom, che prima si chiamava in un altro modo, ma la tariffa migliore è sempre quella di un amico tuo. Da piccolo ha visto lucciole e lampare, donne in case chiuse con le gambe aperte, un tanto al grammo, la felicità. Un tanto al chilo la sofferenza, quando la madre è morta senza lasciargli la casa, che è di tua sorella, quella che si fa i cazzi suoi e pure quelli altrui. Ha una macchina da lavare, una camicia preferita, quella a righe celesti con le sue inziali A.A., come Affittasi Qualcosa, entrata indipendente, molto luminosa. Dicevamo della macchina, astronave madre, fija de na mignotta, arbre magic di un odore strano, che puoi farci l'autostop soltanto se hai in dotazione l'apposito asciugamano.
La figlia si chiama Cosetta, per via di una mezza zia portata via (sempre troppo tardi) dall'Influenza Spagnola. Anche lei è influente, a livello condominiale, poiché si dice abbia fatto l'amore per sperimentarne gli inganni appena prima della soglia dei perversi quindici anni. Porta gonne corte con regale indifferenza, dalle quali spuntano a intermittenza mutandine bianche e tracce di civiltà antiche, le magnifiche sorti e progressive di messaggi mandati nello spazio a dare notizia di noi. È innamorata persa di un amore ritrovato, un ragazzo dal capello coibentato chiamato Adam, come il primo uomo che cantava con le Formiche. Si baciano per ore, apparecchio contro apparecchio, provocando scintille e legamenti da spartito di Mozart, famoso anche per le palle di cioccolata e per non aver mai avuto una fidanzata,
Il figlio Marzio è nato prematuro in un Aprile gentile, odoroso del Maggio, che il due Giugno è festa nazionale e a Luglio presero la Bastiglia in una notte di fuochi e di zanzare. In questa abbondanza di mesi primavera-estate, lui colleziona brufoli e cotte maldestre, disperazione estrema di mamme e di maestre. Ha le ginocchia sbucciate come mele da macedonia ed è convinto che la Caledonia sia una terra piena di biancheria intima nazional-popolare. Ha un migliore amico, un pupazzo senza un occhio, ma fiero sostenitore dell'eco sostenibile e del diversamente abile. Marzio lo chiama Pupazzo, perché la sua fantasia l'ha persa che era ancora nuova, in un supermercato di Via Appia Nuova.
Sono tempi di segreti intercettati, che li stringi e non li tieni
Vi abbiamo appena presentato la famiglia Alieni.