sabato 19 settembre 2009

Storia di Massimo Sconforto



Colgo l'occasione per porgere i miei distinti saluti.
Fimato Massimo Sconforto.
Le formule ti mettono al riparo da qualcosa che va storto, prevengono l'errore del contabile turno, danno spalle forti al ministro e spalline al burocrate.
Massimo Sconforto si è appena licenziato, entrando in apnea come Maiorca Enzo, di Siracusa. Faccia da uomo segnato dal tempo prima del tempo, un giorno ha iperventilato e bestemmiato in diretta per colpa di Enzo Bottesini, campione di Rischiatutto e sub esperto.
La signora Longari non cadde mai sull'uccello di Bongiorno.
Ma la formula rimane, più forte del momento.
Rivale di Maiorca fu Jacques Mayol, classe cristallina e campione sregolato. Non tutti lo sanno, ma è morto all'Isola d'Elba, suicidato.
Massimo Sconforto, quand'era Carabiniere, firmava Sconforto Massimo, ma non lo dava a vedere. Obbediva senza chiedere, che fai meno fatica, e al centro sportivo andava in piscina a prendere il sole con le signore sole. La sera, pizza nel cartone e latte scaldato al micro-onde, un forno piccolino con un libro di istruzioni alto come un mattone: vietato introdurci cani e altri animali vivi, fate attenzione.
Mayol e Maiorca sono finiti nel film di Luc Besson intitolato Le grand Bleu, esaltato in Francia e bloccato in Italia per una denuncia del simpatico apneista siracusano: va bene la sconfitta di misura, ma veder straperdere non piace al pubblico italiano.
Massimo Sconforto ha ereditato una casa sull'Ardeatina e l'ha affittata agli studenti fuori sede, quelli col padre notaio e la madre insegnante, che la sera li puoi vedere a San Lorenzo a parlare male del mondo. Una Paypall la puoi ricaricare, ma con l'umore il lavoro è più profondo.
Ogni mese Massimo Sconforto prende duemila euro dall'affitto a nero, perché così fan tutti, che è pieno di rumeni e piazza vittorio è ormai tutta dei cinesi. Anche queste sono formule, ma quando le capiremo saremo ormai perduti.
Colgo l'occasione per porgere i miei distinti saluti…

venerdì 11 settembre 2009

Quei due a Riccione




L'uomo si guardò allo specchio e vide, nell'ordine di messa a fuoco:
fronte spaziosa, poche rughe, naso dritto, bocca volitiva, occhi scintillanti e sguardo sexy.
Perché, allora, campava di seghe?
Prese un foglietto e scrisse: comprare pancetta, latte, uova, caffè e gli stivali delle sette leghe.
La donna si guardò allo specchio e vide, nell'ordine di voglia di vedere:
mento cadente, bocca grinzosa, occhi pieni di zampe di gallina, naso unto e bisunto di punti neri.
Perché, allora, doveva scacciarli come mosconi?
Prese un foglietto e scrisse: comprare assorbenti interni, pesche, pollo, caffè e birra peroni.

I due si incontrarono in un supermercato che lanciava segnali di pessimismo a partire dai carrelli, pochi, sciancati e tintinnanti come vecchi modelli di pensionanti di Riccione e dintorni.
Lei mise una mano su quella di lui, scambiandola per un pollo morto.
Lui sentì il rumore di un argano, risorto dalle macerie di un cantiere terremotato.
L'uomo sorrise, la donna leccò nell'aria.
Dagli altoparlanti usciva Barry Manilow con la sua Mandy.
Per un istante, lei trovò che lui avesse degli occhi stupendi
Lui ritrovò il piglio del cacciatore, prese la clava e disse:
- Posso portarti a cena, oppure al mare.
Lei sorrise come un bucato appena steso e sussurrò a lui:
- Portami a casa tua. Faccio collezione di farfalle altrui.

Qui cala il sipario della rappresentazione.
Il resto è un balletto antico, coreografato poco e male, senza luci a occhio di bue
Se volete saperne di più, andate a Riccione e chiedete di quei due…

mercoledì 9 settembre 2009

Quello che non so



Non ho mai capito i capelli delle donne. La ricrescita ti consente di mappare l'età del mondo, di cercare il genoma definitivo, di leggere le coordinate dell'amore, se non addirittura di trovarlo.
Non ho mai capito quei giorni, sa, durante il mese. E quando dovrebbero capitare? Le donne sono calendari con un giorno in più, bisestili ogni istante, pensiero laterale e binario fatto di assi di legno, di quelle che ci hanno crocefisso Gesù e costruito la ferrovia dal Texas alla Lousiana ai tempi in cui John Wayne baciava ragazze che gli tempestavano la schiena di pugni inoffensivi come tosse di zanzare.
Non ho mai capito quel cambiarsi di vestito cinque volte, per poi uscire in ritardo che sembrano Tina Turner caduta in un sogno ipertricotico di Elton John.
Come sto?
Sei bellissima.
Mi dici sempre così!
Forse puoi provare a metterti quei jeans che…
Ecco, non ti piaccio.
Non ho mai capito che vuol dire il bacio negato perché è la prima sera.
Ma altre cose le so.
Il sorriso in quel momento, quando inarchi le gambe e mi chiedi di non smettere.
Il sorriso in quel momento in cui mi chiedi di fermarmi, che va bene così.
L'albero di natale, la colazione pasquale, la tradizione inventata, la risata trattenuta che non è educazione, l'occupazione a tempo pieno di una madre senza figlio, quella foto in cui ti assomiglio perché sono felice e non lo do a vedere.
Sei quel pensiero notturno di cui cantarono i poeti, esseri gobbi e ciechi, depositari di segreti, capaci di squarciare il velo del mondo. Ma la femminilità è un pozzo pieno di rugiada.
E soprattutto senza fondo…