giovedì 7 ottobre 2010

file temporanei



Il cuore sanguina gratis.
Non chiede pietà, cerca adrenalina, sale scale mobili al contrario, surfa dentro il cono dell’onda, incurante del pericolo.
Questo pensa Gino de Paolis, detto Palletta, poeta metropolitano di 28 anni.
Il cuore è una merda.
È una gabbia aperta, vuota da un secondo, che ancora puoi vedere qualche piuma svolazzare e l’acqua tremare nella sua vaschetta.
Questo pensa Isabella Cartoni, bellezza in controtendenza, coloratissima in un’epoca in cui il nero è il vestito del ballo e della festa.
Si scrivono interminabili lettere d’amore. Perché è giusto così. Una lettera d’amore non è mai finita veramente, che hai sempre qualcosa da aggiungere, soprattutto se sei un poeta sovrappeso o una delizia di ragazza senza nessuno da amare. Si danno appuntamento che già si piacciono, per cercare la conferma della pelle. Lui ha messo un dopobarba al mentolo che lo senti arrivare prima che esca di casa. Lei ha messo un sorriso fresco, di quelli che si ferma la rotazione terrestre e gli astrofisici chiedono fondi alla ricerca per studiare il fenomeno di un mondo pieno d’amore incandescente: rifrazione spontanea sensuale, pare si chiami. L’imbarazzo dura un momento, poi lui dice:
- Sei più bella, da viva.
Il sorriso si fa risata, rimbalzano pezzi di felicità oltre i confini della periferia di Roma, uccisi in volo da uno shrapnel ricolmo di bellezza e di cose buone.
Passeggiano e vorrebbero fermarsi, parlano e vorrebbero tacere, si sfiorano apposta senza farlo apposta, danzano: pavone discreto lui, farfalla opalescente lei. Per la musica: il Palletta pensa a Michael Jackson, che tanto non è morto, con un pezzo a scelta tra Man in the mirror e Human nature. Lei arpeggia mentalmente Horizon dei Genesis, che odia Michael Jackson, a meno che non piaccia a lui.
Lo scrittore di romanzi rosa si alzò dal tavolino e chiuse word, non salvando le modifiche.
Perché campare va bene, ma a spese dell’amore degli altri proprio no.
Anche se gli altri non esistono, quell’amore da qualche parte vive e splende.
Banalizzare è un lavoro da infami, oltre che un mestiere infame.
Lo scrittore che scriveva di uno scrittore di romanzi rosa sorrise cattivo.
Stampò il file, lo rilesse e poi invitò a cena quella ragazza conosciuta a quella festa dopo la presentazione del suo ultimo libro. Aveva le sue possibilità di farsela, ma nessuna possibilità di piacerle davvero. Tutto sommato, un pareggio mica male, buono per continuare ad aspirare alla champions league dei pezzi di merda.