domenica 20 gennaio 2008

Sosta del campionato


Una volta ero parecchio più bravo.
Palleggiavo con un'arancia, flirtavo con donne sposate, mettevo su pancia e giù risate.
Ero capace di non dormire per tre giorni. Sapevo partire per posti vicini e lontani con la stessa curiosità negli occhi, peraltro protetti dai Ray-ban, con quelle lenti verdi che mi davano una distonia da pesce in acquario.
Venivo bene in foto. Sorriso e zigomi si mettevano d'accordo e attrezzavano un me stesso niente male: un po' Alain Delon e un po' Walther Matthau, rapinatore incallito, baro impunito, seduttore impenitente, belloccio deficiente.
Una volta imparavo e adesso insegno.
Chitarra, tennis, calcio e ghigno da comitiva. Barzellette sporche e freddure cattive. L'indirizzo di quella mora di scuola mia, senza avere internet e senza sapere cose: soltanto un pedinamento mal dissimulato, col giornale in mano, come un attore americano. Imparavo tutto e non dimenticavo niente, la memoria un hard-disk che non si piantava e non la piantava di ricordarmi chi ero.
Oratorio, preghiera e ginocchia brunite da graffi spessorati e consistenti come pezzi di cuoio. La prima di Guerre stellari e La febbre del sabato sera, a imbrogliare sugli anni un'esperta cassiera. Mettevo su musi da competizione, perché la vita era cattiva, la città matrigna e io una Biancaneve ancora senza mela.
Una volta sapevo a memoria i testi delle canzoni. Se non vincevo, ritentavo. Se non passava l'autobus, me la facevo a piedi. E imparavo sulle donne certe cose che poi mi son servite, da programmi di spogliarello e inquadrature ardite.
Una volta sapevo quello che avrei voluto fare da grande. Adesso lo faccio, ho squarciato il mistero. Nel mio villaggio è sempre domenica. E non ci sono nemmeno le partite.

9 commenti:

MarcoS. ha detto...

la più bella risposta che potevi dare alla mia domanda.

asbadasshit ha detto...

Sì, strano davvero, di nuovo un senso di familiarità. Anche se i punti d'incontro sono pochini. Sarà che l'ho letto sull'onda emotiva giusta e mi son bartolizzata...

Lollo ha detto...

Separati alla nascita, Paole'! Solo che tu sei infinitamente più giovane di questo core der tuscolano...

asbadasshit ha detto...

Mh. Eppure non la sento come una questione di cuore. Piuttosto di stomaco. Che ha un senso, credimi.

Skiribilla ha detto...

Avere il cuore probabilmente infinitamente più vecchio del tuo core tuscolano mi fa condividere molte delle cose lette. E' una sensazione carezzevole.

(ho imbrogliato sull'età per Ultimo tango a Parigi)

Lollo ha detto...

Molto vero. Del resto, è con lo stomaco che si scrive di cuore...
Non c'entra niente, ma si vede che hai finito il libro: libera e spensierata, in giro per blog...

Lollo ha detto...

Ricordo ancora il sussurro in sala: LascenadelburroLascenadelburroLascenadelburroLascenadelburroLascenadelburroLascenadelburroLascenadelburroLascenadelburro...
Che poi, a rivederla oggi, è solo la scena del burro. Grazie, Skiri...

Anonimo ha detto...

Io, il mio mistero lo devo ancora squarciare, ma sto affilando il coltello; si vede che la trama è molto fitta...e resistente ;)

Lorenzo - l'omonimo

Il Gabbrio ha detto...

Lo ammetto, l'ho letto un paio di volte di seguito, mi sembra un tantinello più introverso degli altri...ma è sembre ben scritto e poetico!
La forza scorre in te!!!

Ciao Prof!