mercoledì 7 marzo 2007

Ti ho detto troppo tardi che ti amo?



Il ragazzo ha un giubbotto di pelle chiamato Chiodo. Capelli a vanvera, che resistono all’abbraccio appiccicoso del gel. Fisico da giocatore di flipper: dita lunghe, bacino indipendente, sigaretta appesa al labbro. Sorride poco, forse per via della coreografica sigaretta di cui sopra.
La ragazza ha una giacca a vento in piuma d’oca, celeste, chiamata Moncler. Jeans a vita bassa, maglione lupetto blu. Scarpe da barca, ma non sa nuotare. Sorride spesso, perché è sempre meglio che parlare.
Lui ha in mano i biglietti per una festa in discoteca: grafica da graffitaro, scritte americane, la promessa di andare avanti a ballare fino all’alba e anche di più.
Lei indica i biglietti e sorride.
Lui li guarda ed è come se li vedesse per la prima volta. Sono monoliti. Davanti, il nulla. E dietro, sepolte da milioni di anni di civiltà, le infinite sfumature della danza del corteggiamento.
Ne prende uno. Prestidigitando, distoglie l’attenzione dal vero trucco: vuole sfiorare la mano della ragazza. E ci riesce. Poi parla e la sua voce è un serpente che esce da un portagioie con gli interni di velluto:

- Vuoi un biglietto?
- Sì. Cioè, due è meglio.
- Se vieni con un’amica, pagate un ingresso solo.
- Sì. Cioè, vengo col mio uomo.

Il ragazzo prende un altro biglietto e lo vede sparire all’interno del Moncler. Ma lui è un professionista, non batte ciglio. Lei se ne va, bella come non è mai stata e come non sarà mai più.
Il ragazzo torna a casa, simula a se stesso una febbre tropicale e non va a ballare.
In fondo, i biglietti avanzati sono buoni per farci i filtri.
In camera sua, mette un disco degli Earth Wind and Fire e canta in falsetto fino a perdere la voce.
La ragazza, dopo un’estenuante prova vestiti, si rimette i jeans e fantastica sul suo uomo. Che non esiste. Se esistesse, avrebbe un Chiodo logoro e i capelli col gel. Quella sera lo cercherà, frastornata, tra mille luci psichedeliche e una consumazione obbligatoria.

Il giorno dopo, il ragazzo e la ragazza si rivedono davanti al solito bar. Balbettano qualcosa in sincro, come Stanlio e Ollio quando provano a scusarsi. Poi si baciano. Roma non è mai stata così bella e non lo sarà mai più...

10 commenti:

Unknown ha detto...

Io sarei andato in discoteca con il flipper

Anonimo ha detto...

niente finale amaro...lo sapevo già, ma un sorriso dolce mi è nato lo stesso...
nel tornare a casa ho messo su un cd degli Earth Wind and Fire dopo molti, molti, mesi che non li ascoltavo...coincidenza carina!
Bello!!!

Unknown ha detto...

Un pezzo da brividi, Lo'.

paolo raffaelli ha detto...

Mi piace il tuo modo di scrivere, e soprattutto i personaggi.
(e fenomenali i disegni di Carnevale)

Lollo ha detto...

Grazie a tutti. Diciamo che il raccontino aveva un finale più amaro, con lei che cerca il ragazzo in discoteca, tra luci stroboscopiche e consumazioni obbligatorie. Ma poi ho deciso di aprire all'ottimismo, e che diavolo!

Anonimo ha detto...

bellissimo!!!
davvero un gran racconto... forse quello che m'è piaciuto di più, tra quelli che hai postato sinora.

mario

kEiSoN ha detto...

IL RACCONTO PIU BELLO.

Anonimo ha detto...

l'ottimismo ci sta bene, anche perchè credo che raccontare storie sia importante per veicolare valori positivi, non falsi, solo con un filo di speranza in più.

nei fumetti di super eroi infatti...hihihi (questa non la capisce nessuno!)

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good