lunedì 20 dicembre 2010

La mia forza viene da lontano



Io so come ci si sente. Conosco la strada della forza e la forza della strada. Ho visto tanti andare via, qualcuno è rimasto sulla soglia, qualcun altro ha proprio salutato e punto. Mio padre ha deciso che il suo cuore era troppo grande per quei tempi sbagliati. A undici anni, non la presi bene. Credevo volesse punirmi perché avevo detto parolacce e bugie, credevo ce l'avesse con me per quella volta che ho ammazzato i pulcini che mia zia teneva nella vasca da bagno. Mia madre è rimasta, per fortuna. Non camminava, però. Non muoveva le mani. Non muoveva niente. E io credevo che fosse colpa mia, perché si è ammalata dopo il parto. E invece era un dono d'amore: la sua immobilità in cambio delle mie gambe robuste, la sua malattia in cambio di una vita speciale: la mia. Sclerosi multipla, la chiamano. Per i dottori è un campo minato di teorie, una sfida persino avvincente. Per i parenti è qualcosa che fa male, di giorno perché non vivi tu, di notte perché vorresti che vivessero loro, prendendo in prestito il tuo corpo dormiente, ma mai veramente riposato. L'ho vista diventare una pianta, ma era la mia pianta meravigliosa, un'orchidea di sentimenti purissimi, una quercia robusta e profumata, legno e foglie per scaldarmi, linfa e frutti per nutrirmi. Lo so, una quercia non dà frutti, ma avete capito il senso. Tumore al seno, lo chiamano. Perché la sclerosi non la piegava abbastanza. E i dottori si sono affannati a dirmi che dovevo essere forte. Io so come ci si sente, quando qualcuno in camice bianco ti dice le cose che sai da sempre. Ci siamo nutriti l'uno dell'altra, simbiotici come un parassita e il corpo ospite, scambiandoci di ruolo ogni momento. Io seduto, lei in perenne movimento. Scriveva poesie sulla lavagna della mente e le faceva copiare su carta a una sua amica, perché si vergognava del figlio parolaio, che magari avrei avuto da dire sulla metrica o sbuffato per i contenuti. Erano belle poesie. D'amore, perfino. Quando sono andato a trovarla, l'ultima volta, ho sentito un rumore dal corridoio della clinica. Proveniva dalla sua stanza. Un infermiere, con delicata esperienza e dovuta indifferenza, tirava su la chiusura lampo di un sacco nero. Dentro al sacco, non c'era un soldato, ma qualcuno di ben più eroico: c'era lei. Il giorno prima, aveva detto che bastava, che andava bene così, che io ero a posto, grande e grosso e realizzato, con accanto una donna che si sarebbe presa cura di me. Era vero. Ma non ero pronto. Non si è mai pronti, per certe cose. Ho urlato senza piangere. Le lacrime sono scese verso l'interno. Mi hanno protetto il cuore con un guanto di ghiaccio. Ed era giusto così. Poi ho provato a vivere da protagonista, lasciando il ricordo di lei a solleticarmi il cuore con unghie da criceto gentile. Ricordo le sue gambe gonfie, la ritenzione idrica, le pasticche inutili. Ricordo i debiti con le banche, con qualche amico affettuoso. Ricordo le volte che non sono potuto uscire la sera. Ricordo le ragazze che sono scappate, dopo averla conosciuta. Peggio per loro, lo penso davvero. Si sono perse la possibilità di crescere accanto a una grande figura del Novecento, che Freud e Picasso erano soltanto un impiccione fetente e un disegnatore scadente. Io vengo da lì. Mi sono abbeverato a quella fonte, ne ho ricavato forza da vendere. E l'ho venduta, infatti. L'ho messa nelle mie storie, travestendola col nome generico di fantasia. Ma il più delle volte, quella forza, l'ho regalata. E continuo a farlo. In cambio, spesso, ho avuto la sensazione di non essere capito e creduto. Tu non sei vero, tu non esisti, tu mi entri nella testa, tu mi stordisci il cuore. Tutto vero, per carità. Sono una bomba di umanità, lanciata contro persone inermi alla confidenza, diffidenti verso il mondo. Eppure, dopo che sono passato a un metro da loro, qualcuno ha capito. E mi ha sorriso. E mi ha detto grazie. E mi è bastato. So come ci si sente a essere il bambino speciale, il figlio della signora sulla sedia a rotelle, il ragazzino bravo a scuola senza alcuno sforzo, l'amico che capisce, l'amante che esplora un corpo ogni volta come se fosse il primo e l'ultimo. La sensibilità non è mai gratis: la si paga, la si pagherà. Ma ne vale la pena, credetemi. Sono una radio sempre accesa, un brusio di fondo di un canale sintonizzato male, ma che trasmette la musica degli angeli. Sono un telepate emozionale ed emozionante, un gatto che sa già quando verranno i tempi duri ma che non se ne va. Non ho bisogno di nessuno, per splendere, perché ho il mio serbatoio interno che va a benzina antica, quella che mia madre stipava ogni giorno, quasi fosse la mia donna, o una mia amica. Ma ho bisogno di te. Che sei nel mio mondo da sempre, che non ti stavo cercando perché ti avevo già trovata. Io so come ci si sente, ad avere paura di perdere qualcuno. Ma so pure cosa vuol dire avere un bonus d'amore da spendere al mercato della vita. Tu sei il segreto della mia forza dolce e praticamente infinita...

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie

Anonimo ha detto...

Senza parole

Anonimo ha detto...

l'anonimato non vi rende meno belli. grazie a voi...
lorenzo

evita ha detto...

un tuffo senza fiato col paracadute che si apre in tempo per godersi il mondo...

Satira Senza Raucedine ha detto...

Allibratore di anime, bookmaker dei rossi d'uovo delle nonne.

Striscia di Gaza ubicata a due passi da casa d'ognuno.
Ecco cosa sei.

Anonimo ha detto...

peter, so che a modo tuo hai detto che ti piace. evita, piacere di risentirti!
lorenzo

cristiano cucina ha detto...

non so che dire,sono emozionato,queste parole toccano il cuore,fanno male ma sono pure ed autentiche.dal profondo del cuore so di essere fortunato,contento e fiero di avere
un amico come te.
sei una roccia!!!!!
kitchen

Final Solution ha detto...

la mia ragazza ha la sclerosi multipla e,,, be h vabeh ..


grazie

Anonimo ha detto...

che dire, una forza sottile, silenziosa e potente. sono cose che rimangono all'interno, e le covi, le covi fino a quando sgorgano prepotentemente tramutandosi in poesia di vita. il dolore viene distillato goccia dopo goccia cristallizzandosi in arte. arte viva, arte vera e vissuta fino all'ultimo. e qualcosa di immensamente tragico si trasforma in bellezza pura, priva di scorie

Un abbraccio

Raffaele

Anonimo ha detto...

io ho pianto, fuori e anche tanto.
Non avevo bisogno di nascondermi da nessuno...
sono sempre mazzate queste, ma date con docili parole, le tue.

grazie tanto!!!

SNF

Logan Yerba ha detto...

Grande Lollo!

Baol ha detto...

Grazie

About A Photo ha detto...

La strada della forza, la forza della strada: bello, penso di capire cosa intendi

Anna

Anonimo ha detto...

grazie a tutti. io vengo dalla strada, come molti della mia generazione.
lorenzo

Mariantonia ha detto...

Leggerti fa bene al cuore!

Anonimo ha detto...

è un dono quello cha hai ricevuto ed è generoso volerlo dividere con noi!
Aspettiamo un altro libro!
m.

Anonimo ha detto...

è un dono quello cha hai ricevuto ed è generoso volerlo dividere con noi!
Aspettiamo un altro libro!
m.

Anonimo ha detto...

Sei tu Lollo...sei Tu.

Stefania Luna