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Il giorno in cui Marcello inventò l’amore piovevano gocce grosse come riso Basmati, per di più eque e solidali. Il bar era pieno di promesse alcoliche, di schedine anonime, di tavolini graffiati da cuori fatti in punta di coltello svizzero e – quindi – neutrale.: Anna ama Simone; Luciano sei bono; io ti aspetterò per sempre. Ma io chi? Per sempre, poi, è un sacco di tempo, soprattutto se il barista non cambia il fusto della spina e il peroncino è uno scandalo di birretta.
Arrivarono, nell’ordine, i seguenti personaggi: Marcello, Chiara, Anna (quella che ama Simone?) e Fijodena.
Marcello aveva i capelli con la frangetta leccata da una mucca dotata di salivazione ottima e abbondante, fisico da poeta, animo da cicisbeo, dopobarba al lime. Chiara è sempre stato il suo bersaglio sempiterno: alta, magra, ma dotata di sise. Faccia rivedibile, da cuscino, ma se la guardi bene è anche interessante, soprattutto per via di uno strabismo che Venere c’è andata giù pesante.
Anna si presentava pesante di suo: settantacinque chili distribuiti a caso su un metro e cinquantasei di donnina. Ma è sempre stata sveglia, si sa, si dice, si mormora. Fijodena, salvando la madre, era un bel fijodenamignotta, furbo come un demone e difficilmente esorcizzabile, vista la sua costanza nell’esercizio della professione di delinquente occasionale.
Il dialogo andò così, più o meno:
- Ciao.
- Ciao.
- Ciao
- Ciao.
Perché l’educazione è importante anche al bar.
Il giorno in cui Marcello inventò l’amore cominciò a parlare di tramonti, Messico e nuvole. Chiara annuiva, ma lo faceva male, fuoritempo come un batterista scarso. Intanto, l’occhio in parallasse con l’orbita terrestre guardava il Fijodena.
- Mio fratello c’è stato, in Messico.
Così intervenne Anna, a tempo come Charlie Parker e altrettanto struggente nello sguardo.
Si scoprì, in pochi istanti, che Fijodena era basso di cavallo per via di un’arma occultata nel dietro dei pantaloni. E questa cosa, a Chiara, fece venire l’occhio bovino, che - stranamente - non si affiatava con il capello a leccata di mucca di Marcello. Piuttosto, il romantico cuore da bar sentì una sensazione strana e divenne una lucertola torturata da un preadolescente obeso. Poi il neorivale in amore disse:
- E’ der Catena. Je areggo er pezzo pe’ due piottarelle.
La frase, di per sé poco talentuosa dal punto di vista lessicale, esplose nel cuore di Chiara dando la giusta soddisfazione a Shrapnel, inventore dell’omonimo ordigno. Er Fijodena prese sottobraccio la ragazza baciata da Venere e la condusse per una strada perigliosa, fino a un matrimonio d’amore.
Marcello, invece, sentì una mano grassottella scivolare nella sua e capì che un corpo può essere bello, se rotola per bene sotto lenzuola fresche di Dash. Fu la prima volta, per entrambi. Solo che Marcello inventò l’amore, mentre la ragazza, come ogni ragazza, lo fece e basta.