
Sì. Eravamo io, Mastro Lindo e Pisolo. Una festa da imbucati, ai Parioli.
Dopo mezz’ora di aranciata amara e biscotti Togo, inquadro una tipa carina.
Mora, capelli a caschetto, tipo Sophie Marceau, ma più porca. Mi avvcino e le chiedo: Balli?
E lei mi fa: Co’ chi?
Davvero?
Sì. C’ero solo io. Co’ chi voleva ballà?
E tu? Ci seri rimasto male?
No. Le ho sorriso e le ho detto: Rappresento un ballerino, attore del cinema, playboy, superdotato, simpatico e istruito. Il mio capo mi ha mandato a questa festa di diciottanni in esplorazione.
E lei?
Ha riso. Ha aperto le braccia e abbiamo ballato.
Troppo forte, Valterino!
Già. Beccati la successione dei lenti: How Deep is your love, I Cant’t go for that, Father and son, Disco inferno...
Ma Disco inferno è uno svelto!
Sì, ma ormai eravamo in un mondo a parte e ballavamo abbracciatissimi. Mi sono avvicinato per parlarle in un orecchio, la musica era alta. Lei ha voltato la testa e ci siamo sfiorati le labbra.
E poi?
E poi, Mastro Lindo ha vomitato sul tappeto persiano del padrone di casa e Pisolo è partito di capoccia a uno che l’aveva presa male. Una Cambogia.
E tu?
Io mi sono inchinato davanti alla mia Sophie Marceau come Zorro dopo che ha salvato una donzella in pericolo. Ho recuperato gli amichetti e siamo andati via.
E lei?
La ribecco, sicuro.
Detto questo, Valterino si accende una Ms, sbuffa in faccia alla vita e mette su un sorriso da Campioni del mondo, Campion del Mondo, Campioni del Mondo!
Era il 1982. Rossi, Tardelli, Altobelli. Non ci prendono più.
Adesso, Mastro Lindo fa il maestro elementare: un metro e ottanta per centotrenta chili di bontà. Ha sposato la maestra della classe accanto e hanno un figlio di nome Patrizio.
Pisolo è ferroviere, gli son sempre piaciuti i treni. Single.
Valterino, lui, ha messo su un pub e ogni sera da dietro al bancone cerca ancora la sua Sophie Marceau. Ha una moglie, a casa, che somiglia a... quell’attrice che ha fatto quel film. Ma non è la stessa cosa...