
Scippi e furtarelli fanno i figli belli. Damiano aveva facilità di mano e sapeva arrangiare il pranzo con la cena, ladro di periferia e cliente fisso dell'hotel Rebibbia, cella singola o doppia, a seconda della disponibilità.
In carcere aveva conosciuto Nico, bello come il sole e altrettanto mortale, se lo guardavi troppo a lungo.
I due erano usciti a una settimana di distanza l'uno dall'altro e si erano visti a San Basilio per un chinotto.
Il mondo è cattivo, Damiano.
Il mondo è lontano, Nico. Non ci si incula di pezza.
E noi meritiamo di più.
Non lo so. Forse abbiamo avuto già troppo.
Seguimi. Ti renderò grande.
Le pistole: una funzionante, l'altra più simile a una mortadella Beretta che all'omonima arma da fuoco. I due camminavano tranquilli, eroi al crepuscolo della civiltà occidentale. La meta era un bar aperto 24 ore al giorno, solo una cassiera e uno che fa i panini anche di notte: salsiccia, peperoni, funghi, hamburger, salse varie.
Adesso entriamo e li purghiamo, Damiano.
Sì, Nico. Ma non toccare quei panini, sennò ci ricoverano e ci purgano a noi.
Così parlavano i due amici, per caricarsi e per sdrammatizzare. Poi, all'improvviso, qualcosa si accese nella testa e il dialogo filò via più retorico e di genere:
Questa è una rapina, apri la cassa, fermi o vi ammazziamo come cani, se chiamate la polizia siete morti.
L'omelia del perfetto rapinatore venne snocciolata senza imprecisioni. Duemila euro e spicci ficcati dentro la borsa della palestra, tutto procedeva alla perfezione. Poi, all'improvviso, dalla porta entrò Floriana. Una ragazza, quando è innamorata, riconosce a distanza siderale l'oggetto del proprio amore. Figuriamoci se l'oggetto è un rapinatore che aveva promesso di smettere, di uscire fuori dal giro, di ritirarsi in campagna a crescere figli e conigli.
Damiano allargò le braccia e sorrise male, come un vigile impotente di fronte a un ingorgo.
A Floriana venne in bocca un ghigno, che si arrampicava a fatica.
Nico, invece, puntò la porta come Voeller in contropiede.
Mi fai schifo, Damia'. Tu non mi vedi più.
Posso spiegare, Floriana. Ti spiego tutto.
Andiamo via, Damiano. Scappa.
Il barista prese il fucile, che la terza rapina in due mesi era veramente troppo. Uno dei rapinatori infilò l'uscita, ma quello con le braccia larghe e la borsa da palestra in mano gli dava le spalle e parlava con una ragazza.
Io ti ammazzo, stronzo.
No!
No!
Oh, sì.
Giornalisti e curiosi, due righe in cronaca, due lacrime in croce piante da chi lo conosceva bene, che non era cattivo, ma non era mai contento, Damiano, proprio come suo padre. Floriana si consolò con un macellaio di Monteverde, che aveva sangue sulle mani, certo, ma sangue onesto. Nico varcò il confine con la Francia e vide la finale dei mondiali in un bar di Marsiglia, tifando per l'Italia come non aveva fatto mai. I portuali francesi lo guardarono in faccia e capirono che era meglio lasciarlo perdere, che certe facce sono come una firma, uno svolazzo di ceralacca, una cicatrice fatta in galera con un chiodo arrugginito: Mamma ti amo, Non sono pentito.