
La campagna intorno è un pezzo di presepe e il ragazzo di città cammina col piglio dell’iconoclasta. Scalcia le margherite, calpesta l’erba, minaccia le lucertole di morte imminente e dolorosa e sputa alle api come farebbe su corpi di nemici morti, stremati da una faida secolare. Per il resto, è pacificato. Jeans chiari, camperos, camicia a quadri aperta e sotto la maglietta definitiva: quella di Space Invaders con ancora quattro vite tutte da usare e l’astronave piazzata in alto a sinistra per chi guarda. A proposito dell’astronave: è appena spuntata o sta scomparendo fuori campo? All’orizzonte si profilano montagne da spaghetti-western, desolate in apparenza e soltanto se stringi l’inquadratura per nascondere paesi pieni di sagre e privi di saghe. Il ragazzo di città arriva fino a uno spiazzo erboso accogliente, leggermente in discesa. Si toglie la camicia e ne fa una tovaglia da pic-nic, su cui deposita la pietanza di se stesso. Aspetta. Fuma. Si pente. Nessuno dovrebbe fumare a milleseicento metri e non per l’impatto devastante che avviene a polmoni aperti. È la natura intorno, cazzo. È il pezzo di presepe, il rispetto dovuto ai santi o a chi per loro, ai progettisti di panorami, a vostro signore, a quello che ci ha messo le mani per rendere l’Abruzzo un posto perfetto per una scampagnata o per innamorarsi di qualcuno che non ti ama. Il ragazzo di città butta la sigaretta, non senza appuntarsi un post-it mentale: raccoglierla prima di andare via, l’Abruzzo pulito dipende anche da te. L’aria si fa fresca, il pranzo con i parenti è passato attraverso le varie fasi della digestione e adesso rappresenta un problema di smaltimento che in Parlamento ne parlerebbero per anni. Il ragazzo di città è autorizzato dall’urgenza. Tra pochi giorni tornerà a Roma e quell’evacuazione fuori dagli schemi diventerà un aneddoto per le serate morte: Una volta l’ho fatta dietro a un cespuglio e mi sono pulito con le foglie. Succede che la fa e che in contemporanea la terra trema come un tagadà. Il rapporto causa-effetto è un po’ fuori scala: sono stati potenti, i gas intestinali, ma non al punto da accartocciare in meno di venti secondi il paese di fronte ai suoi occhi. E lui rimane così, a bocca aperta. Da lontano è un airone spettinato dal vento. Da vicino è un ragazzo di città, che ha la fortuna di avere quattro vite di scorta. Le userà a dovere, anche se l’astronave da trecento punti è già passata da un pezzo.