
La casa di Gianni Rodari è stata costruita da un muratore distratto, che ha dimenticato di fare il soffitto e la cucina. Per farsi perdonare, l'onesto lavoratore edile l'ha dotata di una grande finestra.
Da lì, Gianni Rodari vede una formica e una cicala. E la sua mente di scrittore pedagogo non si sottrae a un innocuo gioco. Prende carta e penna e scrive:
“La formica ha sempre lavorato e ha tutti i contributi versati per benino.
La cicala ha lo sguardo rilassato, si è appena svegliata e ha pranzato in centro.
La formica ha sempre sollevato pesi ben più grandi delle sue possibilità.
La cicala ha fatto lo stesso, sollevando gli occhi su chi non meritava nemmeno il conforto di uno sguardo.
La formica non è mai arrivata in ritardo. Al suo funerale, si è avvantaggiata per non provocare disdegno e si è infilata da sola in una minuscola cassa di legno.
La cicala arriva sempre talmente tardi che la Morte, stanca di aspettare, va a prendersi un’altra formica, già pronta e pettinata per l’ultimo saluto.”
Poi, non ancora soddisfatto, Gianni Rodari prende un foglio intatto e scrive:
“La lacrima di un bambino viziato pesa meno del vento. Quella di un bimbo che soffre, pesa più del mondo...”
Io mi metto l’anima in pace, prendo mia figlia per le mani e faccio girogirotondo...