lunedì 28 marzo 2011
ce la posso fare
Creature mortali, a caccia di eterno. Bambini graffiati in faccia dal padreterno e sulle ginocchia dal diavolo nero. Io c’ero. Ci sono sempre stato, sono vecchio come il pane di ieri l’altro. Furbo, non scaltro. Cresciuto per strada, con le mani aperte, pronte all’abbraccio e alla lotta coreografata, capoeira senza contatto, impegno politico apparentemente distratto. Poi lei ti bacia e scopri che c’è tempo per altre cose, per esplorazioni prodigiose. Scopri bottoncini di carne fremente, fai tardi a calcetto, la macchina è un letto, la notte una coperta clemente. E intanto scrivi, alleni i muscoli interiori, diventi il ragazzo speciale, l’amico fedele, il compagno amorevole, l’amante arrendevole. Sei portato, per le cose del sesso, perché sei curioso all’eccesso e altrettanto rispettoso. Le mani hanno occhi, gli occhi hanno dita, nello stereo gira la tua canzone preferita. Lei cambia volto e corpo ogni tre mesi, è una donna qualunque da cantare piano, forte di fianchi, bianca di pelle, appostata in un pub o in mezzo alla strada. Le sorridi ed è tua, che sei traghettatore, la porti da un amore sbagliato a un altro, migliore. Sei bagnino, salvagente, idraulico di notte, verdeggiante poeta che copre i suoi sogni di foglie e di rami. Sei troppo, per lei. Non ti abbraccia mai tutto. Sei grasso, non brutto. Hai pancia importante, da uomo di sostanza. Sostanze, ben poche, rubate alla scrittura. Hai freddo, da solo. A volte, hai paura. Ma stampi di continuo un sorriso geniale, che tutto va bene, che niente fa male. Nessuno le ha mai accarezzate come fai tu, adorando quei corpi, ascoltando il respiro, il movimento involontario di energie segrete. Per questo ti cercano, per questo vai bene. Quando prenoti il futuro, però, c’è sempre il cappello di un altro uomo. Torni a casa e gridi. Ma non esce alcun suono. Ecco, oggi va così. Entra forte ed esce piano. Sole o luna, sempre di luce si tratta. Stella o lampadina, ce n’è sempre abbastanza per leggere un libro migliore dei tuoi. Non chiudo la stalla, che escano i buoi. Sei andata via, ma c’è ancora il tuo odore. Lui non è meglio di me, purtroppo lo sai. Ma è qualcuno su cui fantasticare. Pur sempre un buon lago, se non puoi avere il mare. Io come sto, mi chiedi. Tranquilla, ce la posso fare. Non sarà facile, ma le cose facili non portano a niente. Ma sarà facile, facilissimo e persino divertente, amare il tuo ricordo passato come fosse il migliore amore possibile del mio solitario presente.
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