mercoledì 21 luglio 2010

Sogni di Grande cinema



La ragazza venne per prima, preoccupata da un ritardo.
Lui venne urlando, perché in fondo era un coatto inossidabile, garantito per l’eternità. L’eternit sbirciò l’amplesso, il capannone industriale s’industriò per sembrare l’Hilton, Paris Hilton benedisse l’unione in virtù di una telecamera nascosta, messa lì per caso dal coatto regista e attore, una specie di Chaplin nel Grande dittatore.
- Non è stato solo sesso, disse lei.
- No. Abbiamo anche scopato, rispose lui.
- Adesso cosa penserai di me? Ci conosciamo così poco.
- Penso che hai un bel corpo per la tua età.
- Ho solo trentadue anni!
- Scusa.
- Li porto male, lo so. È una questione di pelle. Non ci posso fare niente.
È una questione di palle, voleva dire lui. Sono brave a fracassartele in cambio di un ascolto distratto.
Ma seppe tacere.
Quando rivide il filmato pensò che lei a trentadue anni ancora reggeva botta. Lui ne aveva quasi cinquanta. Vederla rivestire gli fece un effetto strano, da paradiso perduto male, all’ultimo minuto, per una svista arbitrale.