giovedì 29 marzo 2007
Quando eravamo Re
Addio, Babe. Addio, dolce ammaestratore di cravatte.
Quando ballavi, avevi il passo leggero degli obesi professionisti.
Io ti venivo dietro, facendo facce e simulando stramberie.
Ma sapevo che loro guardavano te, sperando che potessi cadere.
Tu eri quello grosso e goffo, io il segaligno poetico.
- Non moriremo mai - mi hai detto un giorno.
- Siamo già morti - ti ho risposto io.
E avevamo ragione tutti e due.
La discesa è un soffio di vento che legge il giornale del giorno prima, è un solitario sul letto d’ospedale. Comincia di notte, alla prima insonnia non cercata, con la prima donna pagata per fare cose che avevamo gratis quando eravamo Re.
Sopravviverti è doloroso quanto l’avvento del sonoro.
Ti ricordi di quando facevi il cattivo per via del peso? Cinque dollari a settimana e due dollari in più per ogni libbra che mettevi su. Cellulite per celluloide. Cellulosa verde per celibato a perdere. Abbiamo sposato il lavoro, amato donne sbagliate, ceduto l’anima per un tempo comico. Torte in faccia a te, amico mio.
Torte in faccia a te.
Ci hanno lanciato e mai ripreso, scordato e riesumato. Charlie aveva genio da vendere, Buster aveva il fisico da rompicollo, Harold aveva orologi a cui appendersi. Noi, invece, facevamo ridere. E basta. Incantavamo i bambini, concedevamo tempo agli adulti. Le ragazze sussultavano, culi di borotalco e sguardi setosi. Ai vecchi rimbalzavano ossa e denti, mentre le vesciche si mettevano a perdere come un cavallo drogato.
Guardo gli asini che volano nel ciel.
Ma tu non ci sei.
Odore di pioggia, fuori e dentro me.
Ma le papere sulle nuvole si divertono a fare i cigni nel ruscel.
Io non mi diverto più da un sacco di tempo.
Addio, Babe.
Addio, maledetto amico mio, debole di cuore e forte di punto vita.
Tuo Stan
Ah, un’ultima cosa...
Ticchete ticche ticchete ticche ticchete… sento che è guarito il cuor dall'estasi d'amor..
Guarito o guasto, non fa differenza.
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12 commenti:
leggerlo ascoltanto A Foggy Day è stato superbo...e il racconto, stupendo.
credo che ora lo rileggerò, con l'occhio dello studente, come un'appendice della lezione. Ma la prima lettura, come il primo ascolto, è umida, calda, pulsante... come il cuore.
Grazie!
Ciao Lorenzo,
leggo ognuno dei tuoi racconti senza far caso al media che li supporta dal momento in cui la firma è tua.
Leggere qualcosa del proprio maestro è una sfida non dichiarata. Il proprio maestro non lo si ascolta, gli si ruba tutto, dalle parole ai gesti. Ai tempi. E alla fine non studi più quello che dice ma come lo dice, come lo fa. E ti senti suo amico perchè ormai lo conosci, lo prevedi, lo anticipi. Sai quello che scriverà e come lo farà perchè tu ormai sai chi è, l'hai studiato così tanto da entrargli dentro e capire cosa apprezza, di cosa si nutre e come la sua sensibilità gli ordinerà di plasmarlo. Ed esulti ogni volta che leggi una frase, un periodo che solo da lui ti saresti aspettato perchè ti illudi, avendolo previsto, di aver scardinato il suo stesso scrigno. Ma nello scrigno c'è il sorriso beffardo del maestro che davanti alle righe di questo nuovo racconto ti guarda e si accende la sua pipa. Tu sei ancora lì dietro, e ti rassicuri dicendoti che ti ha fregato solo stavolta, dalla prossima proverai di nuovo ad anticipare le sue mosse. Per il momento però, ti godi i mille brividi del regalo che ti ha fatto e lo ringrazi per averti permesso ancora una volta di guardare dentro i suoi scrigni.
Grazie da un allievo.
Mauro Uzzeo
Quello grasso e quello magro, quello intelligente e quello stupido, quelli che non ci sono più..
Dio li fa e poi li accoppia, ma se la coppia scoppia ...
Bellissimo Prof!!
A lunedì, buon weekend!
Quanti alunni! Nuovi e vecchi. AI due lazzaroni della classe attuale: studiate anche altri autori... io sono troppo contemporaneo! A Mauro: hai scritto cose molto belle, sia su di me (arrossisco, ma mi fa molto piacere) che sul rapporto tra noi e i nostri maestri, Mi fa piacere immaginare che le mie lezioni - strambe ma sempre sincere - possano aver contribuito ad aprirti la testa. A presto!
Grande Lollo, mi hai trasportato di peso all' uscita delle elementari, quando il sabato si faceva una corsa fino a casa per vedere "Oggi le comiche"...
Stefano
a me è venuto in mente il romanzo d'esordio di Osvaldo Soriano, "Triste, solitario y final".
wow ma che bel blog! mi spiace averlo scoperto solo ora, ma recuperero'.splendidi testi accompagnati da splendidi disegni, cos'altro si puo' chiedere dalla vita?
ottimo lavoro
non c'entra nulla col tuo blog, ma non mi andava di aspettare mercoledi per dirtelo. quindi, io te la butto qui, così rifletti sulla risposta! :
ho letto il tuo commento sul blog di R.Recchioni riguardante DK2...nella mia profonda ignoranza, di una storia colgo l'aspetto superficiale, mi chiedevo quale fosse la chiave giusta per aprire la porta di un'analisi più profonda di ciò che leggo...
sei anni di studio del diritto hanno letteralmente piegato la mia mente, ne parliamo a lezione, pleeeeease?
ah...ovviamente mi riferisco a meccanismi che vadano oltre il leggere e l'informarsi (quello già lo faccio), se ce ne sono!!! scusa se per un attimo ho appesantito questo posto etereo...mi perdoni? :D
Nelle cose che scrivi c'è sempre una malinconia costante che ti lascia libero solo quando sei arrivato all'ultima riga.
Bello.
Davvero bello.
La ele
Bha!!il callo dello scrittore,e' situato nel cervello?
E' una delle cose più belle che abbia letto da molto tempo a questa parte.
Grazie.
Fabrizio
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